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Solo il guaritore ferito può guarire gli altri
(Post direct LINK)) 31 Jan 2020 - - Blog
Condiviso dal blog di Paolo Maderu Pincione
“Solo il guaritore ferito può guarire” Jung

 

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Carl Gustav Jung diceva che il “terapeuta può guarire gli altri nella misura in cui è ferito egli stesso”.

L’archetipo del guaritore ferito era quello di Chirone, centauro e personaggio della mitologia greca, considerato il padre della medicina.

Qui la storia.

Chirone è figlio di Crono e di una Ninfa, ed è un centauro anche se, a differenza dei suoi simili, è gentile e benevolo e sapiente. Rifiutato dai suoi genitori (primo trauma), cresciuto da Apollo, Chirone non solo è una creatura generosa e delicata, ma è anche colto, e conosce l’arte medica; è talmente bravo che questa diviene suo mestiere ed è tutore addirittura di alcuni dei dell’Olimpo.

Solo che, a un certo punto, una freccia lo ferisce gravemente, una ferita che non guarirà mai.
Il dolore è enorme, tanto che Chirone decide di rinunciare alla propria immortalità piuttosto che convivere con questa pena straziante.

Nell’inutile ricerca di una guarigione per se stesso, Chirone diviene esperto di erbe medicinali, conosce la sofferenza e fa sì che la sua lacerazione impossibile da risanare possa servirgli per aiutare gli altri.
Mette a disposizione ciò che ha imparato a servizio di chi è attorno, divenendo appunto il “guaritore ferito”. ( tratta da)

Proprio attraverso la sofferenza che Chirone impara l’arte della cura e a tenere sempre presente la propria ferita, che è simbolicamente lo spazio attraverso cui il dolore e la sofferenza possono entrare in lui.

Come Chirone, così il terapeuta può comprendere la sofferenza dell’altro solo riconoscendo e integrando la propria sofferenza, non come debolezza o fragilità, ma come forza e strumento per poter lasciare entrare ed entrare in contatto con l’altro.

Spesso sembra che il terapeuta sia entità astratta che ha in sé le tecniche e gli strumenti appresi teoricamente per poter guarire l’altro, che possiede la verità, immune dalla sofferenza, infallibile.

In realtà un buon terapeuta è un uomo o una donna ferito/a, che è entrato in contatto con la propria sofferenza e che ci ha “fatto i conti”, che l’ha affrontata, l’ha integrata, e da questa ferita ha trovato la via per prendere contatto con le ferite altrui. (tratto da)

La domanda è:
“Quale è la mia ferita che sta alla base del desiderio di aiutare gli altri?”

Non intendo né essere definito terapeuta, né tantomeno guaritore. Ho sentito risuonare in me la frase di Jung nell’ambito della mia pratica di Biodinamica Craniosacrale.
E come educatore somatico, o un facilitatore, o ancor più semplicemente con una capacità di presenza, ascolto e accoglienza.

Mi interrogo sulla mia ferita e mi rendo conto che non c’è né una specifica, ma un evolversi di lacerazioni, strappi più o meno violenti che si susseguono e toccano diverse aree e parti del corpo-mente-spirito, alimentati dalla ferita originaria della separazione.

Buona giornata da Roma, dall'ambulatorio gestito da un chirurgo ("ferito") delle panze siculo ;)
Author
Gabriele Prinzi

Medico chirurgo spec. in chirurgia d’urgenza, Iscrizione ordine dei medici di Palermo n°13262,